Fino al 16 giugno, Palazzo Barolo a Torino ospita un percorso affascinante e inedito che accosta opere classiche e contemporanee in un viaggio alla scoperta degli aspetti simbolici e archetipici del mito celebrato da Apuleio.
Un percorso affascinante e inedito che accosta opere classiche e contemporanee in un viaggio alla scoperta degli aspetti simbolici e archetipici della favola di Amore e Psiche. Il mito, antichissimo, fu ripreso nel II secolo d.C. da Apuleio nelle sue Metamorfosi: Psiche, mortale dalla bellezza eguale a Venere, diventa sposa di Amore senza mai poterne vedere il viso. Una notte, istigata dalle invidiose sorelle, riesce a scoprirne il volto, ma viene immediatamente abbandonata dal dio. Psiche dovrà quindi affrontare una serie di prove al termine delle quali otterrà l'immortalità e potrà ricongiungersi al suo sposo.
La mostra “Amore e Psiche, la favola dell’anima” si basa sull’interpretazione del mito in chiave platonica che venne data nell’Umanesimo: l’errore di Psiche consiste nel ritenere il divino come una realtà tangibile e verificabile con i sensi, mentre è solo il cuore che può percepirne pienamente la presenza. “La vita attuale, ha dichiarato la curatrice della mostra Elena Fontanella, nega spesso all’uomo gli spazi del sacro.
Caoticamente travolti dell’esistenza, siamo impreparati ad affrontare le immense traversate interiori fatte di vuoti e silenzi che la vita ci mette davanti. Grazie all’aiuto di una delle favole più belle sull’amore, sulla morte e sulla vita, vogliamo accompagnare il visitatore in questi sentieri dell’anima, sfruttando le immagini artistiche che, nei millenni, si sono ispirate a questa storia.”
Le sezioni della mostra seguono le diverse fasi del racconto di Apuleio, dalla passione alla serenità raggiunta attraverso la speranza, e raccolgono reperti storici di ogni epoca: dai reperti archeologici del IV e V secolo a.C., come alcune pinaches provenienti dagli scavi del Tempio di Locri e mai esposte finora, alle iconografie di psiche dei marmi di età ellenista e romana, arte romana, ai marmi di età ellenistica e imperiale, dai dipinti rinascimentali ai gessi del Canova, da Tiepolo a Tintoretto all’arte povera di Mauri, Gilardi e Cunellis per finire con un’inedita installazione di Fabrizio Plessi.
Ciascuna sezione della mostra sarà infatti anticipata da un’opera d’arte contemporanea legata al sentimento proprio alle varie fasi del racconto, in un vero percorso di ascesa metafisica. Il progetto, ideato dalla Fondazione DNArt, nasce in collaborazione con l'Opera Barolo, e ha il Patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Torino e della Città di Torino. La mostra ha il sostegno dell'ASCOM e della Camera di Commercio di Torino.
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